Girolamo Savonarola, eretico o santo? La Fiorita, il ricordo.

Girolamo Savonarola fu condannato per eresia e bruciato in Piazza della Signoria a Firenze dopo essere stato impiccato con altri due suoi fedelissimi confratelli.

Molti sono i dubbi e i misteri che sono sorti sulla vita e sulla condotta morale di questo “potentissimo” personaggio, rimangono ancora pagine non scritte di questa avvincente storia e non si è ancora riusciti a spiegare compiutamente come un “fraticello” potesse essere arrivato all’apice della politica ed essere il protagonista delle conversazioni italiane del tempo.

Molte erano le voci che circolavano sul conto del frate, pare fosse un amico intimo di vari regnanti, con il grandissimo potere di influenzare la vita politica fiorentina senza apparire ufficialmente in vere e proprie cariche pubbliche. Fu un grande oppositore del Papa Alessandro VI, che pur essendo cattolico e della stessa parte religiosa, opponeva segretamente resistenze fortissime alla politica papale.

Fu fondatore e capo di un grande partito politico segreto, di questo non esistono veri e propri documenti che ne certifichino l’esistenza, ma il risultato delle sue azioni è stato talmente evidente che non sarebbe stato possibile senza un’organizzazione alle spalle, perfettamente guidata.

Grandissimo oratore, riusciva a mettere “zizzania” tra i popoli e tra le persone, tra moglie e marito, tra famiglia e famiglia. Era riuscito a strappare il potere ai nobili per cederlo nelle mani del popolo che lui stesso controllava con i suoi sermoni e pubbliche riunioni; si è stimato che oltre ai fiorentini, ai sermoni partecipassero anche numerosissime persone di città esterne a Firenze ed anche di altri stati fino a raggiungere anche 15-18.000 persone.

Arrivista, ambizioso, furbo, superbo, avaro, concentratore del potere e centralista, (aveva addirittura estromesso la propria famiglia dalla propria vita), era riuscito a ridurre ad un gregge di pecore i cittadini di Firenze che tutti consideravano popolo astuto.

Profeta di antiche profezie, nell’altro fronte aveva il merito di essere anche un uomo benedetto, considerato quasi un santo e un grandissimo intellettuale.

Stefano Ussi – Esecuzione di Savonarola

Possiamo già definire il frate, sulla base delle conoscenze attuali, un eretico e uno scismatico?

Un personaggio così famoso (e così infamato) nel corso del suo ultimo periodo di potere a Firenze, come poteva controllare così compiutamente un popolo?

Quale era la sua reale missione, fino a che punto la sua influenza raggiungeva gli obiettivi?

Era o non era una persona onesta e sincera, lavorava e si comportava in buona o in mala fede?

Molte sono le domande che ancora oggi pongono dubbi ed incertezze sul disegno politico e religioso del Savonarola.

Savonarola fu processato 3 volte, torturato e condannato. Il 23 maggio fu impiccato e bruciato in piazza della Signoria e le sue ceneri furono sparse in Arno. Le ceneri del frate e dei suoi collaboratori, infatti, furono raccolte fino all’ultimo granello e assicurate con scorta e protezione alle acque dell’Arno, per evitare di lasciare tracce che potessero diventare reliquie da adorare. I carri erano scortati dai Mazzieri della Signoria. (vedi nota 1)

Firenze e l’Italia non potevano permettersi di avere credenze che, se avessero promulgato miracoli, si sarebbero materializzate in richieste di santità o di martirio per un personaggio, il Savonarola, che definirlo “moralmente discutibile” è ancora un complimento.

Non tutti avevano rinnegato il frate, “ci furono gentildonne, vestite da serve, che vennero sulla piazza con vasi di rame a raccogliere la cenere calda, dicendo di volerla usare per il loro bucato” (vedi nota 2)

Una testimonianza storica dell’evento è data dal fatto che “… lo Spinelli, pur autor di quei tempi, racconta, si buttassero, abbruciato che fu, le Ceneri in Arno, acciò disse, i Piagnoni, e gente addolorata per la sua morte, non ne facessero Idolatria; affezione fu questa così tenace, e gagliarda, che sta serpeggiando di padre in figliolo, e di tempo in tempo avanzasi, resta ancora viva in alcuni, quali non nominiamo per degni rispetti, […] mandando ogni anno nel 23 di maggio, nel qual giorno cade l’Anniversario della sua morte, a fiorire ben di notte, e in su l’ora addormentata, quel luogo per l’appunto dove fu piantato lo Stile; che v’è per segno un tassello di marmo poco lontano dalla Fonte…” (vedi nota 3)

Il Del Migliore nel suo racconto non cita però che la famiglia Valori volle perpetrare l’abitudine di porre dei fiori sul luogo dell’impiccagione e del rogo. (vedi nota 4)

Francesco Valori era stato ucciso dagli Arrabbiati durante la cattura del frate. Dopo l’estinzione della famiglia, la consuetudine venne proseguita da Giacinto Maria Marmi, ma alla sua morte nel 1702 tutto si interruppe sino alla ripresa del 1898. (vedi nota 5)

In luogo dell’antico tassello per il gioco del Saracino, fu posizionata il 23 maggio del 1898, una lapide circolare che ricorda il punto dove fu costruito il patibolo. La lapide, in granito rosso, porta un’iscrizione in caratteri bronzei che così recita:

QUI DOVE CON I SUOI CONFRATELLI FRA DOMENICO BUONVICINI E FRA SILVESTRO MARUFFI IL XXIII MAGGIO DEL MCCCCXCVIII PER INIQUA SENTENZA FU IMPICCATO ED ARSO FRA GIROLAMO SAVONAROLA DOPO QUATTRO SECOLI FU COLLOCATA QUESTA MEMORIA

Ogni anno, il 23 di maggio, proprio in prosecuzione della tradizione perpetrata nei secoli, l’Amministrazione Comunale organizza una cerimonia a ricordo della morte di Girolamo Savonarola proprio sulla lapide posta in piazza della Signoria con una “Fiorita”, apposizione di fiori sul luogo del rogo, a ricordo dello stesso gesto di allora. Con il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina si ricordano inoltre le ceneri gettate in Arno, con una cerimonia dedicata al lancio di petali di rosa (in luogo delle ceneri) dal Ponte Vecchio.

Alcuni storici locali, negli ultimi decenni, hanno ipotizzato che durante i giorni successivi al rogo, oltre ai fiori, venissero portati anche rami di palma e di olivo. In realtà nelle ricerchè da me svolte, non ho trovato nessun riferimento bibliografico a questa pratica. Escludo quindi che, salvo novità delle prossime ricerche, questo dettaglio possa essere considerato vero.

Prima di muovere critiche o accuse di plagio (come già successo un anno fa nei social network), consiglio di guardare nella propria libreria e cercare di approfondire meglio le fonti originarie, dalle quali è utile trarre il necessario e cercare di citare con precisione le fonti storiche e bibliografiche, evitando di descrivere fatti aggiungendo fantasie. Ritengo quindi un errore fidarsi di alcuni testi di storia locale pubblicati negli ultimi anni dove non sono evidenziati precisi riferimenti bibliografici delle notizie in essi riportate, invito tutti ad approfondire le ricerche partendo da fonti bibliografiche certe, magari facendo emergere nuove scoperte mettendole a disposizione di tutti, senza occultare appositamente testi, volumi, documenti in modo da cercare di avere un’esclusiva basata sull’assenza di prove.

NOTE

(1) Pseudo Burlamacchi, La vita del Beato Ieronimo Savonarola, scritta da un anonimo del sec. XVI e già attribuita a Pacifico Burlamacchi, a cura di Pietro Ginori Conti, Olschki, Firenze, 1937, p. 184

(2) Piero Bargellini, La Slendida Storia di Firenze, Vallecchi, Firenze, 1966, v. 2 p. 179

(3) Ferdinando Leopoldo Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, Stella, Firenze, 1684, p. 226

(4) Ludovica Sebregondi Fiorentini, Iconografia di Girolamo Savonarola 1495-1998, Edizioni del Galluzzo, 2004, pp.263-264

(5) La “Fiorita”, 1898, pp. 381-382

BIBLIOGRAFIA

Ferdinando Leopoldo Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, Stella, Firenze, 1684

Carlo Cipolla, Storia delle Signorie italiane dal 1313 al 1530 Vallardi, 1881

Pseudo Burlamacchi, La vita del Beato Ieronimo Savonarola, scritta da un anonimo del sec. XVI e già attribuita a Pacifico Burlamacchi, a cura di Pietro Ginori Conti, Olschki, Firenze, 1937

Piero Bargellini, La splendida storia di Firenze, Sansoni, Firenze, 1968

Luca Landucci, La Savonaroliana, Logge del Grano, Firenze, 1865

Luca Landucci, Diario fiorentino dal 1450 al 1516, a cura di J. Del Badia, Sansoni, Firenze 1883

Paolo Luotto, Il vero Savonarola, Le Monnier, Firenze, 1897

Lauro Martines, Savonarola, Mondadori, Milano, 2009

Ludovica Sebregondi Fiorentini, Iconografia di Girolamo Savonarola 1495-1998, Edizioni del Galluzzo, 2004