Calcio in Costume 1954 – 70 anni dalla scomparsa del direttore Fernando Papucci

Il pomeriggio del 24 giugno 1954, giorno di San Giovanni Battista, patrono di Firenze, ha riservato una triste storia al grande mondo del Calcio Storico Fiorentino che, ai tempi d’oggi, sembra quasi dimenticata. A 70 anni dalla scomparsa, ho cercato di ricostruire tramite la consultazione delle cronache di quell’anno, l’incidente occorso all’allora direttore della manifestazione, una vicenda che provocò sgomento e commozione a tutta la città e in particolare al Corpo dei Vigili Urbani di cui faceva parte e di tutto il Corteo e del Calcio in Costume.

Nell’ambito dei festeggiamenti del patrono, la partita del torneo del Calcio che si svolgeva in piazza della Signoria era la seconda semifinale tra gli Azzurri di Santa Croce e i Rossi di Santa Maria Novella, dopo che il 9 di maggio nell’Anfiteatro di Boboli si era svolta la prima semifinale tra i Bianchi di Santo Spirito e i Verdi di San Giovanni, terminata con la vittoria della squadra di oltrarno per sei cacce a tre e mezzo, conquistando il diritto a disputare la finale del 28 giugno, vigilia del giorno festivo dedicato a San Pietro e Paolo, finale che venne poi disputata in piazza della Signoria in notturna, con inizio alle ore 22:00. (1)

Durante quella storica partita, una tragedia ha interrotto la festosa atmosfera. Il corteo aveva fatto bella mostra in tutto il suo splendore, con gli abiti del XVI secolo e le squadre al seguito, ed eseguito il cerimoniale di rito con il “Saluto alla Voce” in onore delle autorità presenti e la lettura della “Grida” al Magnifico Messere. Il direttore del Corteo Storico era Fernando Papucci, 47 anni, vigile urbano e uno degli organizzatori dell’evento. Papucci era noto per il suo impegno nell’organizzazione della rievocazione storica, compito da sempre affidato al direttore, un ruolo importante che svolgeva con animo, capacità e passione.

Il Corteo Storico aveva già preso posizione nelle gradinate e negli spazi assegnati per coreografare l’intero contesto scenico. Il Papucci aveva dato precise disposizioni sulla distribuzione dei personaggi del corteo storico, come il posizionamento dei Bombardieri, che avevano il compito di gestire le quattro Colubrine atte allo sparo d’inizio partita e di un colpo d’artiglieria leggera ogni qualvolta si verificasse la segnatura di una caccia durante lo svolgimento della gara. I Bombardieri si posizionarono sull’Arengario di Palazzo Vecchio, pronti per seguire l’andamento degli eventi.

Fernando Papucci

Nell’atto di maneggiare la colubrina, un antico pezzo di artiglieria usato per segnare l’inizio della partita e la segnatura delle “cacce”, per agevolare il posizionamento, il Papucci, con senso di responsabilità e spirito di dedizione, nel tentativo di trasportare il cannone verso il campo, insieme ai bombardieri, innescò inavvertitamente un’esplosione che, benché fosse caricata a salve, lo colpì alla gamba sinistra, provocando una ferita profonda che causò una forte emorragia. Lo spostamento d’aria a distanza così ravvicinata, lacerò i tessuti della coscia sinistra del Papucci che, subito dopo il colpo, cominciò a sanguinare copiosamente. Il boato dell’esplosione richiamò immediatamente l’attenzione dei soccorsi della fratellanza militare, che intervennero prontamente trasportando d’urgenza il direttore all’ospedale di Santa Maria Nuova. I medici intervennero d’urgenza, erano guidati dal dottor Fortunato Pallini, e praticarono subito una trasfusione di sangue e sottoposero il direttore ad intervento chirurgico per riparare la vena femorale che era stata recisa dal colpo. Dopo un intervento tempestivo, il suo stato di salute migliorò, ma la prognosi restò comunque riservata. Il fratello Valerio e molti amici lo attesero ansiosamente fuori dalla sala operatoria, preoccupati per le condizioni di salute del fratello e amico di tante azioni.

Il primo referto medico indicava una ferita lacera alla gamba e una frattura alla mano sinistra, oltre a un’anemia acuta. L’incidente costrinse gli organizzatori a sospendere momentaneamente la partita, che riprese solo dopo la conferma che Papucci non era in pericolo di vita. Le autorità fiorentine, si recarono in ospedale per visitare il ferito, mentre le indagini cercavano di chiarire le cause dell’incidente. Il commissario di polizia Ferrigno avviò un’inchiesta e dispose il sequestro della colubrina e della cartuccia incriminata. Dalle prime indagini da parte della questura risultò una certa imprudenza nell’afferrare l’arma dal davanti e trascinarla lungo i gradini. Lo spostamento fu probabilmente la causa dell’incidente. Una seconda versione descriveva un malfunzionamento meccanico legato alle corde di trasporto del cannone, ma entrambe le ipotesi erano ancora sotto indagine e non si aveva, in questo primo momento, nessuna certezza su come il colpo poteva essere stato esploso involontariamente. La madre, Ida Pacini, giunse poco dopo al suo fianco, mentre il ferito fu ricoverato in una stanza d’ospedale con trattamento privilegiato, grazie all’intervento del sindaco. (2)

Il giorno successivo la situazione pareva migliorare di ora in ora. Le condizioni di salute di Fernando Papucci, erano gradualmente migliorate, ma la prognosi restava riservata. I medici temevano possibili infezioni e, per prevenire complicazioni, avevano già avviato una terapia preventiva.

Il dottor Tata, dirigente del commissariato di San Giovanni, aveva inviato un rapporto dettagliato all’autorità giudiziaria, mentre il maresciallo Arnaldo Ferri aveva condotto gli accertamenti. La colubrina, sotto sequestro insieme a cinque bossoli di cartucce, si trovava all’epoca nella sala del corpo di guardia di Palazzo Vecchio. Le indagini avevano chiarito che l’incidente era stato causato dall’imprudente decisione del Papucci di trasportare l’arma, dal piano rialzato dell’Arengario di Palazzo Vecchio al livello del terreno di gioco, contrariamente alle disposizioni iniziali che prevedevano il posizionamento del pezzo sopra la gradinata del palazzo, vicino alla statua di Giuditta e Oloferne. Il Papucci, aveva infatti la responsabilità della regia dello spettacolo e in quella occasione aveva chiesto al bombardiere Renzo Somigli, di aiutarlo a supportare la colubrina, mentre lui stesso, afferrandola dalla parte della canna aveva iniziato lo spostamento. Durante il movimento, il cannoncino era rotolato, facendo scattare il percussore e causando l’esplosione della cartuccia, che era carica e pronta a deflagrare per annunciare il primo punto della partita.

Le ipotesi tecniche sull’accaduto, come già preventivato in una prima veloce indagine immediata, suggerivano che una delle corde utilizzate per trainare il pezzo si fosse agganciata alle placche di rinforzo delle ruote, facendo scattare il meccanismo del percussore. L’indagine aveva escluso responsabilità di terzi, compreso il bombardiere Somigli, e aveva invece evidenziato un insieme di imprudenze da parte di Papucci, che era consapevole del rischio, sapendo che l’arma era carica e, in precedenza, aveva dato precise istruzioni per evitare che chiunque si avvicinasse al pezzo, temendo una possibile esplosione. Le indagini erano ancora in corso, ma al momento Papucci, ricoverato all’ospedale di Santa Maria Nuova, non era in grado di rilasciare dichiarazioni. I suoi parenti e le autorità lo avevano visitato, ma il maresciallo Ferri aveva deciso di rinviare l’interrogatorio in attesa di ulteriori sviluppi. (3)

Le cronache cittadine seguono con apprensione lo stato di salute del Papucci, anche perché il 28 giugno si doveva svolgere la finalissima tra i Bianchi di Santo Spirito e gli Azzurri di Santa Croce, partita conclusiva di un torneo così travagliato. Tutta la manifestazione che dal punto di vista artistico avrebbe dovuto dirigere il Papucci, si trova senza la sua guida.

Le condizioni di salute dopo tre giorni dall’evento e dall’intervento dei chirurghi erano stazionarie. Il Papucci era cosciente, ma non ancora di essere pienamente in grado di parlare, forse dovuto allo shock e all’anemia che la forte perdita di sangue aveva provocato.

Si pensava già, in attesa della finale, di rimuovere il sequestro della colubrina da parte dell’autorità giudiziaria in modo da poter essere usata per la finalissima, le disposizioni per il suo nuovo utilizzo furono chiare, la colubrina avrebbe dovuto sparare posizionata sulla sommità dell’Arengario di Palazzo Vecchio con la canna rivolta verso il muro. (4)

La finale del 28 giugno 1954 si svolse regolarmente in piazza della Signoria, in notturna, vinsero i Bianchi di Santo Spirito con un netto risultato, quattro cacce e mezza contro mezza caccia per gli Azzurri di Santa Croce. (5)

Nel corso delle settimane successive, Papucci migliorò progressivamente e ricevette numerosi attestati di solidarietà da tutta la città, dai fiorentini di ogni ceto sociale. La disgrazia che aveva colpito il popolare vigile aveva commosso i fiorentini, tutto lasciava sperare in una soluzione positiva della vicenda.

La ferita si stava rimarginando ma, quasi inspiegabilmente, la situazione si aggravò improvvisamente. Il tetano aveva causato un’importante infezione che, a parere dei medici, può svilupparsi in modo tardivo, anche dopo che una ferita sia stata curata. La gravità del caso fu accentuata dal fatto che il corpo di Papucci, già indebolito dalla ferita, non riusciva più a resistere all’infezione. Nonostante i trattamenti con curaro e ibernazione, il comandante delle milizie non riuscì a sopravvivere. La morte sopraggiunse alle 6:10 del 12 agosto 1954. Il referto medico indicò che la causa del decesso fu l’infezione tetanica, derivante dalla ferita alla gamba sinistra e dalla frattura alla mano.

Non appena la notizia si diffuse, numerosi messaggi di cordoglio giunsero alla famiglia, comprese le condoglianze da parte di autorità cittadine e amici. La salma di Papucci è stata esposta nella cappella di Sant’Egidio, con un continuo pellegrinaggio di amici conoscenti e colleghi, anche dal sindaco Giorgio La Pira che ha pregato per alcuni minuti davanti al feretro.

Le esequie si svolsero il giorno successivo, 13 agosto, in forma solenne, con una grande partecipazione di cittadini commossi, con un corteo funebre che partendo dalla cappella di Sant’Egidio, il feretro fu scortato dai vigili urbani ciclisti e dai personaggi del corteo e del calcio in costume, percorrendo le strade del centro storico raggiunse la chiesa di Orsanmichele dove si celebrò la messa. Il cappellano del corpo don Barducci ha celebrato la messa di Requiem accanto al feretro dove prestavano servizio d’onore un drappello di vigili urbani, di carabinieri, di agenti di PS, armigeri in corazza del corteo storico portavano lo stendardo rappresentativo dei quattro quartieri del calcio in costume. Tra le autorità, oltre al sindaco La Pira, vi erano il questore Luigi Russo, il dottor Lerario della Prefettura e numerosi assessori, funzionari del comune di Firenze e dirigenti del calcio in costume.

La commemorazione di Fernando Papucci in piazza della Signoria nel luogo dell’incidente, Di spalle l’assessore Francioni presidente del Calcio in Costume pronuncia il discorso di commiato.

La messa fu molto partecipata e una commemorazione laica fu celebrata in piazza della Signoria, dopo che il feretro aveva attraversato la piazza tra due ali di folla, cittadini che volevano rendere omaggio al grande direttore del calcio in costume, proprio sull’Arengario di Palazzo Vecchio luogo dell’incidente, le corone di fiori dei Bianchi di Santo Spirito, degli Azzurri di Santa Croce, dei Verdi di San Giovanni e dei Rossi di Santa Maria Novella accompagnavano la salma in segno di rispetto e di commemorazione.

Il presidente del calcio in costume, assessore Francioni, tenne un discorso in memoria di Fernando Papucci (6) tra commozione e riconoscenza, ripercorse la carriera e le attività dello scomparso.(7)

Il ruolo del direttore non è cambiato molto da allora. L’abito indossato è sempre dello stesso modello, riguarda il Capitano di Guardia del Distretto e del Contado, disegnato da Alfredo Lensi nel 1929/30 per la ripresa del Calcio fiorentino. Indossato dal Terlizzi nei primi anni della rievocazione, anche il Papucci assumeva dal punto di vista rievocativo lo stesso ruolo. Il Capitano di Guardia è contemporaneamente il direttore del corteo e direttore artistico della manifestazione. Tutt’oggi, dopo quasi un secolo, il Capitano di Guardia si occupa per tutto l’arco dell’anno di addestrare i personaggi dei vari gruppi storici presenti e di coordinare le numerose attività rievocative del corteo che sono molto numerose e impegnative.

Fernando Papucci rimane una persona speciale e particolare nella memoria di coloro che lo hanno conosciuto, a settant’anni dalla sua scomparsa, ho voluto ricordare la cronaca dei fatti accaduti in quella edizione del torneo del Calcio in Costume – nome del gioco preferito in quegli anni – perché con spirito di grande appartenenza e coinvolto professionalmente come Vigile Urbano, era un punto di riferimento per tutto il mondo delle tradizioni fiorentine.

Coordinare i numerosi personaggi del Corteo e del Calcio non era e non è un impegno relativo, ma al contrario molto impegnativo, allora come ora richiede una grande passione, volontà, tempo e competenza, come il Papucci aveva nei primi anni ‘50 dimostrato di fare e la sua imprudenza nel voler cercare di migliorare, fino all’ultimo dettaglio, fino all’ultimo particolare artistico la manifestazione, gli è stata fatale.

Onori a Fernando Papucci (1954-2024)

© Filippo Giovannelli – Tutti i diritti riservati


Note

(1) La Nazione del 25 giugno 1954, La colubrina del calcio in costume ha ferito il comandante delle milizie, di redazione, pag. 4.

(2) La Nazione del 25 giugno 1954, La colubrina del calcio in costume ha ferito il comandante delle milizie, di redazione, pag. 5.

(3) La Nazione del 26 giugno 1954, Migliorate le condizioni del vigile Fernando Papucci, di redazione, pag. 4.

(4) La Nazione del 27 giugno 1954, Stazionarie le condizioni del vigile Fernando Papucci, di redazione, pag. 4.

(5) La Nazione del 29 giugno 1954, Vittoria bianca al calcio in costume, di redazione, pag. 4.

(6) La Nazione del 13 agosto 1954, Calcio in costume in lutto per la morte del comandante delle milizie, di redazione, pag. 4.

(7) La Nazione del 14 agosto 1954, I solenni funerali del vigile Fernando Papucci, di redazione, pag. 4.