La grande esplosione ruppe ogni altro suono esistente nelle orecchie dei fiorentini nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993. In tutta la città, il rombo di una bomba esplosa nel pieno centro storico cittadino, sorprese tutti, qualcosa che a Firenze non era mai esistito; alcuni ricordavano qualcosa di simile solo nel periodo dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma spesso gli stessi bombardamenti erano annunciati, ci si aspettava il loro arrivo.
Un auto piena di 277 chilogrammi di esplosivo venne fatta esplodere nei pressi della storica Torre dei Pulci, prospiciente la Galleria degli Uffizi, sede dell’Accademia dei Georgofili.
Rimasero uccisi i coniugi Fabrizio Nencioni di 39 anni Vigile Urbano di Firenze e Angela Fiume d 31 anni, sua moglie, custode dell’immobile insieme alle loro figlie Nadia Nencioni di 9 anni e Caterina Nencioni di soli 50 giorni di vita. Perse la vita anche uno studente fuori sede, Dario Capolicchio di 22 anni. Rimasero ferite anche 48 persone che furono medicate negli ospedali fiorentini. Questo attentato è catalogato come uno di quegli atroci ed efferati assassini, avvenuti nella scia di quello al Giudice Falcone e e di Borsellino del 1992-1993 che provocarono la morte di 21 persone. Non di meno per i gravi danni al patrimonio artistico culturale di Firenze e di altre città italiane.
La Torre dei Pulci e altre abitazioni furono distrutte, la Galleria degli Uffizi subì gravi danni strutturali e a numerose opere d’arte.
La strage di via dei Georgofili è da tutti ricordata come una calamità che ha colpito Firenze nel secolo scorso. Si è trattato di un attentato di stampo mafioso attribuito all’organizzazione Cosa Nostra. Nei processi e nelle indagini sono state ricostruite le fasi della preparazione dell’attentato e riconosciuti i responsabili. Sono stati individuati a condannati grazie anche alla collaborazione di collaboratori di giustizia.
La sera del 26 maggio fu rubato un Fiat Fiorino, fu sistemato all’interno l’esplosivo e parcheggiato in via dei Georgofili. Alle ore 01:04 del 27 maggio circa fu procurata l’esplosione.
Oltre alle vittime, l’attentato apportò notevoli danni all’Adorazione dei Pastori di Gherardo delle Notti, rimasta irreparabilmente danneggiata nell’attentato, ma comunque restaurata, il 25% delle opere d’arte presenti nelle sale attigue fu rovinato, mentre i capolavori più importanti che erano protetti dai vetri antisfondamento si salvarono.
Andarono invece perduti per sempre il Concerto musicale di Bartolomeo Manfredi, i Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi, Adorazione dei pastori di Gerrit van Honthorst, l’Aquila di Bartolomeo Bimbi e altri dipinti come gli Avvoltoi, gufi e beccaccia di Andrea Scacciati e la Scena di caccia di Francis Grant, Grande cervo in una palude di Edwin Landseer. Furono inoltre danneggiati gravemente anche alcuni ambienti della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano, vicini a via dei Georgofili.
Il Sindaco di Firenze in quel periodo era Giorgio Morales che catalogò questo grave episodio come un ricordo terribilmente impresso negli occhi e nel cuore e Giovanni Spadolini, Presidente in carica del Senato della Repubblica Italiana richiese misure straordinarie di assoluta emergenza per la sicurezza degli stabilimenti museali, archeologici e archivistici. Una salvaguardia della memoria del passato che preservi la fiducia del futuro.
Il mio personale ricordo è indelebile. Mi trovavo in via Calimaruzza a casa di alcuni amici, all’ultimo piano. Fu devastante ogni momento successivo al boato. Le sirene e l’ipotesi di una deflagrazione dovuta al gas avevano avuto inizialmente il sopravvento. All’arrivo del Vigili del Fuoco dopo pochi minuti, riuscimmo a capire che era successo qualcosa di diverso, qualcosa mai accaduto prima.
Ogni anno, in occasione della ricorrenza, sono organizzati eventi appositi per non disperdere la memoria di quel giorno. Per testimoniare fratellanza e sostegno ai familiari dei fiorentini uccisi, di tutti coloro che subirono la furia mafiosa e per tutto il patrimonio artistico danneggiato. Il ricordo deve restare dentro noi, a memoria e a monito delle generazioni future. Sono episodi di estrema e fondamentale importanza che devono rimanere ancorati all’interno della società civile e ricordati insieme alle nuove generazioni.
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