In copertina il leone sulla “ringhiera” del palazzo della Signoria antecedente a quello di Donatello
in un affresco semi-sconosciuto nella Sala Leone X di Palazzo Vecchio, anticamera del Sindaco di Firenze.
Il 24 giugno a Firenze si festeggia San Giovanni Battista patrono della città. I festeggiamenti nel corso dei secoli, hanno avuto periodi ineguagliabili per bellezza, decoro e successo. San Giovanni Battista, il precursore di Cristo, è stato venerato, dalla chiesa cattolica, ma anche utilizzato come iconografia atta a simboleggiare la città e il proprio potere, coinvolto inoltre nella politica cittadina per ostentare potenza e controllo. La Società di San Giovanni Battista, erede delle più antiche congregazioni legate al precursore di Cristo, sia come retaggio culturale che per eredità nel cambiamento del credo cittadino e conversione religiosa, ha portato nel tempo a intitolare a nome del santo, feste, palii, riti, simboli, gesta eroiche e manifestazioni di ricchezza e potenza.
I nostri giorni sono mediamente più poveri simbolicamente, nel corso del tempo molta più attenzione era riposta alla simbolica funzione delle rappresentazioni per il divertimento popolare.
Se San Giovanni Battista rappresenta ormai da secoli il simbolo religioso per eccellenza, uno dei simboli pagani più importanti per Firenze è il Marzocco, un leone eretto e rappresentato per decine di secoli in scultura, pittura e in ogni altra forma artistica a simbolo del potere popolare. La tradizione dell’animale totemico nelle città italiane del medioevo era molto forte (1) in particolare a Firenze, ma anche a Venezia, che ha come iconografia rappresentativa proprio un leone, simbolo anch’esso della repubblica, come a Firenze.
Questa identificazione si riflette in molti stemmi cittadini e spesso è stato utilizzato nella rappresentazione di stemmi araldici del tempo. Gli stessi Gonfaloni di Compagnia, suddivisione dei quartieri amministrativi civili e militari della Firenze repubblicana, portano il leone come simbolo identificativo: il Lion Rosso e il Lion Bianco per il quartiere di Santa Maria Novella, il Lion Nero per il quartiere di Santa Croce, il Lion d’Oro per il quartiere di San Giovanni; anche in alcuni stemmi di grandi famiglie fiorentine, il leone è sempre stato a Firenze un’icona importante, rappresentativo della città e del suo popolo.
In epoca rinascimentale, possedere un leone vivo, ed esporlo in pubblico, era considerato segno di potenza e ricchezza.
Sul Marzocco esistono numerose leggende che evidenziano l’attaccamento della popolazione alla simbolica rappresentatività cittadina. Una di queste è legata a Ercole come fautore della nascita di Firenze. Ercole avrebbe tagliato il colle tra Signa e Montelupo, rimuovendo un grosso macigno (la Gonfolina) che impediva il deflusso delle acque bonificando la piana paludosa alle pendici di Fiesole. Sulla piana rimase il letto di un fiume al quale venne dato il nome Arno, che in lingua aramaica significa «leone vittorioso». (2)
Ma la leggenda più famosa riguarda una statua che raffigurava il dio Marte posizionata sul ponte principale di Firenze. La statua, vecchia di secoli e più volte caduta in Arno, ogni volta ripescata e riposizionata, era talmente erosa che per la sua fisionomia avrebbe abbozzato (forse) la raffigurazione di un leone, ma non conosciamo in verità cosa rappresentasse originariamente. Con l’alluvione del 1333, quella che distrusse il ponte (vecchio), anche la statua dedicata al dio Marte scomparve con la grande piena dell’Arno e non fu mai più ritrovata.
La più celebre rappresentazione di un leone associato al Marzocco è quella di Donatello, artista fiorentino (Firenze, 1386 – Firenze, 13 dicembre 1466), una bellissima scultura che nel primo rinascimento fiorentino, sintetizzò con una bella intuizione, un leone che trattiene con la zampa destra uno scudo rappresentante il Giglio Rosso in campo bianco simbolo guelfo della città.
La statua, simbolo della città di Firenze, fu commissionata all’artista nel 1418, non per essere collocata sulla “ringhiera” di Palazzo della Signoria ma per abbellire gli appartamenti papali di Martino V, in Santa Maria Novella, in occasione della sua venuta Firenze nel 1419.
La scalinata dove era posizionata la statua pare fosse stata in seguito distrutta e il Marzocco di Donatello riappare nel 1812 quando l’architetto Giuseppe del Rosso, che restaurò Palazzo Vecchio, sostituì l’altrettanto bellissimo leone in pietra di piazza della Signoria, con l’opera donatelliana.
La presenza della statua del Marzocco in piazza della Signoria, nella posizione attuale della piazza, è confermata in molti dipinti, affreschi e stampe ottocentesche, una delle quali è l’affresco presente in Sala di Gualdrada, sempre di Palazzo Vecchio, sulla Festa degli Omaggi di Jan Van der Straet detto Giovanni Stradano pittore fiammingo, attivo soprattutto a Firenze.
Anche in questo, notiamo che la posizione del piedistallo e conseguentemente anche della statua del Marzocco, è longitudinale alla “ringhiera” e alla facciata del Palazzo. L’attuale odierno posizionamento si deve allo spostamento del Marzocco causato dall’inserimento delle altre statue sull’attuale Arengario di Palazzo Vecchio, la Giuditta e Oloferne di Donatello, il David di Michelangelo e Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, oltre naturalmente alla realizzazione della Fontana del Nettuno.
Nel 1847 il Marzocco di Donatello, compreso il suo bellissimo basamento, trovandosi in pessime condizioni di conservazione, venne sostituito da una copia. Il Marzocco presente vicino alla Fontana del Nettuno, fu fuso in bronzo da Clemente Papi intorno al 1850. (3) In un primo momento entrò a far parte della collezione della Galleria degli Uffizi, poi nel 1865 si consolidò nelle sale del Museo del Bargello dove si trova tutt’oggi.
La copia è stata restaurata nel 2016 su iniziativa degli sbandieratori del Calcio Storico Fiorentino e del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina.
I Bandierai degli Uffizi avvalendosi dell’aiuto di alcuni sponsor importanti, hanno permesso alla Fabbrica di Palazzo Vecchio di riportare la copia del Marzocco di Donatello all’originario splendore.
Il legame tra i Bandierai degli Uffizi e la statua del Marzocco è suggellato dall’organizzazione di un torneo tra Gruppi di sbandieratori di livello internazionale, che si svolge in Piazza della Signoria a Firenze e che è denominato Trofeo Marzocco. Il premio è proprio una statuetta raffigurante il leone di Donatello.
Tante altre rappresentazioni del Marzocco sono disseminate in città, tante le statue meno celebri del Marzocco che sono ulteriore testimonianza perenne del simbolo della città. Anche nelle terre di conquista fiorentine si trovano rappresentazioni del Marzocco, spesso posto in alto ad una colonna nella piazza principale della città, simbolo di appartenenza alla Repubblica Fiorentina.
Il Marzocco è simbolicamente un vero “totem” da adorare. Una pratica che viene da lontano, come dimostrano le numerose fonti bibliografiche che alleghiamo a questo discorso relativo al Marzocco Incoronato.
Era pratica comune e tradizionale elevare la statua del Marzocco, il leone di Firenze, l’erede di Marte, la divinità che con l’avvento del cristianesimo portò alla venerazione del patrono cristiano e cittadino San Giovanni Battista, incoronare la statua del Marzocco in occasione delle Feste del patrono.
“quattro giorni prima e quattro giorni dopo” il giorno di San Giovanni Battista”
“si soleva incoronare il Marzocco con corona d’oro smaltata di bianco e rosso”
“aveva il capo coronato da corona reale d’oro smaltata in bianco e rosso, nella cui fascia si leggeva il seguente distico, composto da Messer Francesco Sacchetti:
Corona porto per la patria degna, Acciocchè libertà ciascun mantegna”
“di corona aurea e gioiellata stà coronato per le Feste del nostro Protettor S. Giovanni Batista”
“e per san Giovanni gli si metteva una corona ducale in testa, e i ragazzi gli facevano intorno molti scherzi”
NOTE
(1) Filippo Giovannelli, I Bandierai degli Uffizi – Bandiere e Tamburi a Firenze, Firenze, Comune di Firenze, 2009
(2) Roberto Manescalchi Il Marzocco / The lion of Florence. In collaborazione con Maria Carchio, Alessandro del Meglio, english summary by Gianna Crescioli. Grafica European Center of Fine Arts e Assessorato allo sport e tempo libero, Valorizzazioni tradizioni fiorentine, Toponomastica, Relazioni internazionale e gemellaggi del comune di Firenze, novembre, 2005
(3) Il Marzocco, The lion of Florence, Alessandro del Meglio, pag. 70
CITAZIONI E BIBLIOGRAFIA
Delle novelle di Franco Sacchetti cittadino fiorentino, Firenze, 1724, pag. 14/15
Il nostro comune ancora fece del suo valore nella poesia il dovuto concetto, trascegliendolo tra tutti i valenti uomini de’ suoi tempi a comporre alcuni versi, per iscrivergli nella corona del lione, posto sulla ringhiera davanti al Palazzo de’ Priori, oggi detto il Palazzo Vecchio; il che accadde l’anno 1377. Il perchè egli compose questo grave e sentenzioso distico: “Corona porto per la patria degna – acciocchè libertà ciascun mantegna”
Michelangelo Buonarroti, La Fiera, Stamperia di S.A.R. per li Tartini e Franchi, Firenze 1726, Anton Maria Salvini, Annotazioni sopra la Fiera giorno 3 at.I, sc.7
In Firenze per marzocco s’intende comunemente quel Lione, che sulla ringhiera di Palazzo Vecchio, di corona aurea e gioiellata stà coronato per le Feste del nostro Protettor S. Giovanni Batista.
Gaetano Cambiagi, Memorie Istoriche riguardanti le feste solite farsi in Firenze per la natività di San Giovanni Battista ecc., Stamperia Granducale, Firenze, 1766, pag.112/113
La mattina de’ 24 Giugno festività di San Giovanni, all’Ave Maria del Giorno vien posta da un uomo della Guardaroba Generale sopra la testa del leone di pietra situato sulla Ringhiera di Palazzo Vecchio una corona d’ottone dorato, che si conserva nel Monte Comune fatta a punte, e a gigli, con giglio grande rosso nella parte davanti, e nel forte di essa corona sono diversi rabeschi con varie gioie false, ornate di smalti di più colori, e la sera dopo le 24 ore gli è levata di testa. Qual sia l’origine d’incoronare il detto Leone non ho trovato memorie, che ne parli, ma credo che sia un uso della Repubblica, mentre essendo il Leone l’Arme della Città, s’introducesse un tal uso fin di detti tempi, per significare la sovranità di essa.
Dal volgo poi vien creduto, che nel tempo che il suddetto Leone è coronato, i Confinanti, e i Banditi siano sicuri alla Giustizia, ma non essendo ciò vero, succede che qualche volta sia carcerato qualcuno per simili delitti; godendo solo in passato otto giorni avanti, e otto giorni doppo detta festa il feriato i soli debiti civili; ed ora per giorni quindici consecutivi alla festa del santo.
Marietta de’ Ricci, ovvero Firenze al tempo dell’assedio, racconto storico di Agostino Ademollo, Stamperia Granducale, Firenze, 1840, pag. 365
Dal lato settentrionale della porta maggiore, cominciava un grande imbasamento, sporgente varie braccia nella piazza, alto dal suolo circa cinque braccia, che girava anche sul fianco fino all’altra porta, ed era chiamato la Ringhiera, ossia il luogo sul quale sedeva la Signoria nelle pubbliche feste, o parlamentava col Popolo. Dal suo principio a sinistra, aveva il bellissimo colosso di David, chiamato comunemente il Gigante, senza il braccio sinistro, rotto nell’assalto del Palazzo, descritto in principio del mio Racconto. Sull’angolo sinistro della porta, sopra una colonnetta di granito, vedevasi la statua in bronzo rappresentante Giuditta che ha reciso il capo di Oloferne, lavoro di Donatello, quivi posta nel 1495 ad esempio di coloro che pensassero farsi tiranni. Nel mezzo della Ringhiera, sopra un imbasamento di marmo graziosissimamente intagliato con gli emblemi della Repubblica, posava il Marzocco, dal quale spesso trovasi che i Fiorentini prendevano il nome di Marzoccheschi, come si legge negli storici delle loro guerre. Questo aveva il capo coronato da corona reale d’oro smaltata in bianco e rosso, nella cui fascia si leggeva il seguente distico, composto da Messer Francesco Sacchetti:
Corona porto per la patria degna, Acciocchè libertà ciascun mantegna.
Era il Marzocco un Leone scolpito in pietra assiso sulle gambe di dietro e dritto su quelle d’avanti, con una delle quali reggeva lo scudo col Giglio Fiorentino. Si considerava come il talismano della Repubblica servendole d’Insegna; poichè essa non solo nutriva vivi a spese pubbliche i Leoni nel serraglio appresso al Pubblico Palazzo, ma ancora scolpiti in pietra ed in marmo, i Leoni, stavano eretti per tutte le città e castella soggette al dominio fiorentino, vedendosene quasi in tutte le case specialmente di Firenze al principio delle scale.
Benedetto Varchi, Storia fiorentina, vol II, Società editrice storie, 1843, pag. 309
…e che il signore Stefano per tenerlo contento si desse, oltre la guardia di tutto il monte, la cura e la maggioranza del governo della milizia e ordinanza fiorentina; la quale un mercoledì agli ventisei del medesimo mese di gennaio, accompagnò Malatesta da casa sua sino sulla piazza de’ Signori, dove nella ringhiera l’aspettava colla solita pompa il gonfaloniere e la signoria con altri magistrati, e per mostrare che quello era giorno solenne e feriato, avevano inghirlandato il Marzocco, messagli la corona d’oro sopra il capo.
Benvenuto Gasparoni, Il Buonarroti, Vol. I, Tipografia delle scienze, 1866, pag. 72/73
I fiorentini chiamavano Marzocco il lione o dipinto o scolpito, insegna della loro città. E più propriamente così chiamavano un grande lione scolpito in macigno, posto sulla sponda della ringhiera del palagio della signoria, che risponde sulla piazza, dove già ne’ passati secoli si adunava il gonfaloniere co’ priori delle arti e ogni altro magistrato nelle funzioni, che richiedevano la presenza di tutto il popolo: come dare il bastone a’ generali e cose simili. Questo lione è tuttavia nell’antico posto ed è assai grande; e per san Giovanni gli si metteva una corona ducale in testa, e i ragazzi gli facevano intorno molti scherzi.
Giuseppe Conti, Firenze Vecchia, Storia, cronaca, anedottica, costumi, R. Bemporad & Figlio, Firenze, 1899, pag.565
Quattro giorni prima e quattro giorni dopo quello di San Giovanni, si poneva al leone di Piazza, ossia al Marzocco, la corona in testa; e durante quel tempo, avevano piena libertà e sicurezza i debitori, i cessanti o falliti, i banditi e i condannati per qualsivoglia delitto. Sotto certi rispetti si può dire che al giorno d’oggi il Marzocco abbia la corona in testa tutto l’anno, ed è per questo non gli si mette più per San Giovanni.
Ottorino Pianigiani, Vocabolario etimologico della lingua italiana, Società editrice Dante Alighieri, Roma, 1907
Marzocco: A Firenze per marzocco s’intese comunemente un Leone coronato che nelle Feste di San Giovanni, patrono della città, si poneva sulla ringhiera di Palazzo Vecchio.
Aldo Valori – La difesa della Repubblica Fiorentina, Vallecchi editore, Firenze, 1929, pag.230
La cerimonia di consegna del bastone a Malatesta si compiè in Piazza il 26 gennaio. Tutta la milizia fiorentina sotto i suoi gonfaloni era schierata dal renaio dei Serristori al palazzo della Signoria per fare ala al nuovo Capitano generale. Sulla ringhiera del palazzo, riccamente addobbata, stava il Gonfaloniere con i Priori e gli altri Magistrati. Il Marzocco donatelliano era adorno di ghirlande di fiori e aveva la corona d’oro in capo. Nelle grandi solennità si soleva incoronare il Marzocco con corona d’oro smaltata di bianco e rosso, nella cui fascia si leggeva il distico famoso del Sacchetti: “Corona porto per la patria degna – acciocchè libertà ciascun mantegna”
Enciclopedia Treccani
marżòcco. – Figura scolpita o dipinta di un leone sedente, che con la branca destra alzata sostiene lo scudo col giglio, come insegna del comune di Firenze. Innalzata sulle piazze delle città sottomesse, era segno visibile di giurisdizione fiorentina. Impresa e nome sembra derivassero dalla statua di Marte, che, rimasta per secoli all’imbocco del ponte Vecchio, fu travolta, insieme col ponte, dalla piena del 1333. Quest’idolo, protettore di Firenze pagana, dovette essere sostituito con la figura in pietra del leone sedente, appunto chiamato Martocus, e cioè piccolo Marte. È in relazione con codesta caratteristica insegna l’uso durato a lungo, per tutta la repubblica e anche sotto il principato mediceo, di mantenere a pubbliche spese un serraglio di leoni.
- Capponi, Storia di Firenze, Firenze 1875; G. Milanesi, Marzocco, in Miscellanea fiorentina di erudizione e storia, I, 1886.
Vocabolario Treccani
marżòcco s. m. [prob. der. del lat. Martius «di Marte», in quanto sembra che l’insegna del marzocco abbia preso il posto della statua di Marte, protettore di Firenze, che, posta all’imbocco del Ponte Vecchio, fu abbattuta dall’alluvione del 1333] (pl. –chi). – Immagine scolpita o dipinta di un leone che, seduto, sostiene con la zampa destra lo scudo col giglio, insegna del comune di Firenze (spesso accompagnata dal motto «Si leo rugiet, quis non timebit?»). Innalzato sulle piazze delle città sottomesse, era segno di soggezione a Firenze: la statua, l’insegna del m.; i quattro m. di pietra, che furono messi sopra i quattro cantoni del palazzo principale di Firenze (Vasari). Il marzocco fu spesso assunto anche come figura araldica nello stemma di nobili famiglie fiorentine, spec. nei sec. 14° e 15°.
Devoto, G.C. Oli, Vocabolario della lingua italiana
marżòcco s.m. Simbolo araldico del dominio fiorentino, rappresentato da un leone seduto che con la branca destra alzata sostiene lo scudo con il giglio fiorentino, insegna del comune, con la divisa “Si leo ruget, quis non timebit?” (Se un leone ruggirà, chi non avrà paura?)
Probabile derivazione dal latino martius “di marte”, col suffisso -occo; una statua di Marte, antico protettore della città, era posta alla testa di Ponte Vecchio; scomparsa insieme a questo nelle acque dell’alluvione del 1333, fu sostituita col leone in pietra sopra descritto, opera attribuita a Donatello, oggi conservata al Museo del Bargello.
Alessandro Del Meglio, Maria Carchio, Roberto Manescalchi, Il Marzocco, Edizioni Grafica European Center of Fine Arts,Firenze, 2005
Lorenzo Tanzini, Settembre 1504: viene inaugurata la statua del David di Michelangelo, in “Portale Storia di Firenze”, Agosto 2017, http://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=settembre-1504-viene-inaugurata-la-statua-del-david-di-michelangelo
Già nel 1349 nella facciata Nord del Palazzo venne collocato un Marzocco in pietra, che nelle cerimonie pubbliche veniva solennemente incoronato: come a dire che solo a lui era lecito portare una corona in una città libera.
ENGLISH VERSION
On the cover, the lion on the “railing” of the Palazzo della Signoria, prior to Donatello’s work in an almost unknown fresco in the Sala Leone X in Palazzo Vecchio, the antechamber of the Mayor of Florence.
On June 24 in Florence we celebrate San Giovanni Battista patron of the city. The celebrations over the centuries, have had unparalleled periods of beauty, decorum and success. St. John the Baptist, the precursor of Christ, has been venerated by the Catholic Church, but also used as an iconography to symbolize the city and its power, also involved in city politics to flaunt power and control. The Society of St. John the Baptist, heir to the oldest congregations linked to the precursor of Christ, both as a cultural heritage and for inheritance in the change of city beliefs and religious conversion, has led over time to name in the name of the saint, festivals, palii, rituals, symbols, heroic deeds and manifestations of wealth and power.
Our days are on average poorer symbolically, in the course of time much more attention was paid to the symbolic function of representations for popular entertainment.
If St. John the Baptist has been the religious symbol par excellence for centuries, one of the most important pagan symbols for Florence is the Marzocco, a lion erected and represented for tens of centuries in sculpture, painting and in every other artistic form as a symbol of popular power. The tradition of the totemic animal in the Italian cities of the Middle Ages was very strong (1) especially in Florence, but also in Venice, which has as its representative iconography a lion, also a symbol of the republic, as in Florence.
This identification is reflected in many city coats of arms and was often used in the representation of heraldic coats of arms of the time. The same Company Banners, subdivisions of the civil and military administrative quarters of Republican Florence, carry the lion as an identifying symbol: the Red Lion and the White Lion for the Santa Maria Novella quarter, the Black Lion for the Santa Croce quarter, the Golden Lion for the San Giovanni quarter; even in some coats of arms of great Florentine families, the lion has always been an important icon in Florence, representative of the city and its people.
In Renaissance times, owning a live lion, and displaying it in public, was considered a sign of power and wealth.
On the Marzocco there are many legends that highlight the attachment of the population to the symbolic representation of the city. One of these is linked to Hercules as the promoter of the birth of Florence. Hercules would have cut the hill between Signa and Montelupo, removing a large boulder (the Gonfolina) that prevented the flow of water reclaiming the marshy plain on the slopes of Fiesole. On the plain remained the bed of a river which was given the name Arno, which in Aramaic language means “victorious lion”. (2)
But the most famous legend concerns a statue depicting the god Mars placed on the main bridge of Florence. The statue, centuries old and several times fallen into the Arno, each time fished out and repositioned, was so eroded that for its physiognomy would have sketched (perhaps) the representation of a lion, but we do not know in truth what it represented originally. With the flood of 1333, the one that destroyed the (old) bridge, the statue dedicated to the god Mars also disappeared with the great flood of the Arno and was never found again.
The most famous representation of a lion associated with the Marzocco is that of Donatello, Florentine artist (Florence, 1386 – Florence, December 13, 1466), a beautiful sculpture that in the early Florentine Renaissance, synthesized with a beautiful intuition, a lion holding with his right paw a shield representing the Red Lily on a white field Guelph symbol of the city.
The statue, symbol of the city of Florence, was commissioned to the artist in 1418, not to be placed on the “railing” of Palazzo della Signoria but to embellish the papal apartments of Martin V, in Santa Maria Novella, on the occasion of his coming to Florence in 1419.
The staircase where the statue was positioned seems to have been destroyed and Donatello’s Marzocco reappeared in 1812 when the architect Giuseppe del Rosso, who restored Palazzo Vecchio, replaced the equally beautiful stone lion in Piazza della Signoria with Donatello’s work.
The presence of the statue of Marzocco in Piazza della Signoria, in the current position of the square, is confirmed in many 19th century paintings, frescoes and prints, one of which is the fresco in the Sala di Gualdrada, also in Palazzo Vecchio, on the Festa degli Omaggi by Jan Van der Straet, known as Giovanni Stradano, a Flemish painter, active above all in Florence.
Also in this case, we note that the position of the pedestal and consequently also of the statue of the Marzocco, is longitudinal to the “railing” and to the facade of the Palazzo. The current positioning is due to the displacement of the Marzocco caused by the insertion of the other statues on the current Arengario of Palazzo Vecchio, Donatello’s Judith and Holofernes, Michelangelo’s David and Baccio Bandinelli’s Hercules and Cacus, as well as the realization of the Neptune Fountain.
In 1847 Donatello’s Marzocco, including its beautiful base, being in very poor condition, was replaced by a copy. The Marzocco present near the Neptune Fountain, was cast in bronze by Clemente Papi around 1850. (3) At first it became part of the collection of the Uffizi Gallery, then in 1865 it was consolidated in the rooms of the Bargello Museum where it is still today.
The copy was restored in 2016 on the initiative of the flag-wavers of Calcio Storico Fiorentino and the Historical Parade of the Florentine Republic.
The Bandierai degli Uffizi, with the help of some important sponsors, have allowed the Fabbrica di Palazzo Vecchio to restore the copy of Donatello’s Marzocco to its original splendor.
The bond between the Bandierai degli Uffizi and the statue of the Marzocco is sealed by the organization of a tournament between groups of flag-wavers of international level, which takes place in Piazza della Signoria in Florence and is called Trofeo Marzocco. The prize is a statuette representing Donatello’s lion.
Many other representations of the Marzocco are scattered throughout the city, many less famous statues of the Marzocco that are further perennial testimony of the symbol of the city. Even in the Florentine lands of conquest there are representations of the Marzocco, often placed high on a column in the main square of the city, a symbol of belonging to the Florentine Republic.
The Marzocco is symbolically a true “totem” to be worshipped. A practice that comes from afar, as demonstrated by the numerous bibliographical sources that we attach to this discourse regarding the crowned Marzocco.
It was a common and traditional practice to crown the statue of the Marzocco, the lion of Florence, the heir of Mars, the divinity that with the advent of Christianity led to the veneration of the Christian patron and citizen St. John the Baptist, on the occasion of the Feasts of the patron.
“four days before and four days after the day of St. John the Baptist.
“the Marzocco used to be crowned with a gold crown enamelled in white and red”.
“he had his head crowned with a royal gold crown enamelled in white and red, in the band of which one could read the following couplet, composed by Messer Francesco Sacchetti:
A crown to wear for a worthy home, to preserve liberty for everyone.”
“with a golden and jeweled crown for the feast of our Protector St. John the Baptist”.
“and for Saint John a ducal crown was put on his head, and the boys played many tricks on him”.