Sono rimasto sorpreso dalla pubblicazione del testo inedito sul Calcio Storico Fiorentino di Carlo Emilio Gadda su l’inserto “Robinson” de La Repubblica di domenica 30 giugno 2024. Sorpreso perché non ci si aspettava che un grande intellettuale, come lo è stato Gadda, possa aver posto attenzione su un aspetto della cultura fiorentina, che seppur importante, è spesso snobbato da una certa élite di scrittori, pensatori e intellettuali, ma anche da altre istituzioni e della società civile.
Questo ci fa ben sperare. Non a caso da svariati anni, con il lavoro del Centro Studi e Documentazione del Calcio Storico Fiorentino, abbiamo iniziato un percorso per l’elevazione culturale di questo ambito culturale così importante, fosse solo per il numero di appassionati che lo seguono assiduamente lungo tutto l’arco dell’anno e per il valore che ha assunto la rievocazione storica negli ultimi dieci anni, con studi e approfondimenti antropologici, storici, scientifici e divulgativi nonché dall’impegno legislativo da parte delle regioni italiane, del Ministero della Cultura, del parlamento che sta per approvare una legge sulle rievocazioni nazionali e sul patrimonio immateriale che esse contengono per propria natura. Abbiamo iniziato un percorso faticoso, con l’aiuto di studiosi interessati alla materia, che ha coinvolto ricercatori delle varie università della Toscana, della soprintendenza e delle istituzioni e scoprire contributi a questo livello è molto interessante.
Carlo Emilio Gadda è particolarmente conosciuto per il romanzo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, ideato a partire dal 1945 e che venne scritto in prima stesura durante il suo soggiorno fiorentino. Era il momento della liberazione dal fascismo e la prima pubblicazione avvenne a puntate sulla rivista Letteratura nel 1946. Quando Gadda si trasferì a Roma come giornalista Rai, Garzanti lo pubblicò nel 1957 con grande successo.
È sempre di quel periodo la descrizione di una partita di calcio fiorentino giocata in piazza della Signoria, non sappiamo se quella del ‘49 o quella del ‘50, quando ancora non era iniziato concretamente il torneo del Calcio Storico e si giocavano partite di esibizione, ma sempre dure e combattive, tra i Bianchi di là d’Arno e i Verdi di qua d’Arno, mantenendo l’ispirazione dei due colori che si affrontarono durante la partita dell’Assedio del 17 febbraio del 1530.
Non nascondo che il pezzo in questione è molto interessante per i molti particolari che descrivono la società del tempo con un linguaggio che sembra apparentemente arcaico, ma forse più improntato a romanzare gli accadimenti, forse anche usando un acume poetico.
Gadda esprime giudizi e azzarda concetti che risultano ad un’attenta lettura molto belli, che dimostrano quanto nel corso degli anni (ne sono passati oltre settanta) si sia perduto ciò che, in definitiva, forse, è quello più importante della tradizione fiorentina del calcio e del suo corteo storico, l’aspetto culturale.
Una manifestazione storico-rievocativa quasi centenaria, (il 4 maggio 2030 saranno 100 anni dalla prima partita dell’era moderna), alla quale Gadda pone particolare attenzione nell’enfatizzare la rievocazione, la rappresentazione della storia, descrivendone gli abiti e i personaggi storici rappresentati nella sfilata del Corteo, più che di coloro che giocano la partita, descrive i luoghi e immagina i pensieri, descrive la società di questa città, legata fortemente al Calcio e all’importanza sociale che ne deriva.
Da osservatore, più che da addetto ai lavori, Gadda interpreta, altresì, con leggerezza e vaghezza alcuni aspetti della complessa manifestazione, anche negli anni cinquanta del novecento, nell’immediato dopoguerra, la ripresa della manifestazione fu graduale e il ripristino dei principi rievocativi dettati da Alfredo Lensi nel 1930, furono in parte disattesi dalla scelta di organizzare un torneo tra quartieri cittadini, formando le quattro squadre di quartiere, prima due squadre e quattro colori, poi dal 1978 quattro squadre, quattro colori.
Rimane l’apprezzamento per l’interesse dimostrato nel corso dei decenni sul Calcio, rimangono i riferimenti agli sport di derivazione dal gioco tradizionale di Firenze, dal football al rugby, rimane saldo l’aspetto culturale così forte e importante, tale da sollecitare un lavoro ancora più impegnato per rendere l’attività del Corteo, interpretazione autentica del patrimonio immateriale fiorentino e del Calcio come manifestazione unica e originale strettamente legata alla cultura fiorentina e di grande valore simbolico, al pari della grande storia monumentale e delle arti espresse nel corso dei secoli d’oro della nostra città.
Magari, in futuro, avremo altri contributi sulla nostra manifestazione, così importanti e degni di una cronaca culturale di così alto livello, ne saremo particolarmente felici.